La grappa

La grappa è l'acquavite ottenuta dalla distillazione diretta delle vinacce (formate dalle bucce degli acini d'uva e dai semi e, a volte, anche dai graspi, una volta separate dal mosto o dal vino).

La grappa, in quanto acquavite, è stata concepita nell'ambito degli studi della Scuola Salernitana che, intorno all'anno Mille, codificò le regole della concentrazione dell'alcol attraverso la distillazione e ne prescrisse l'impiego per svariate patologie umane garantendo ai distillati un imperituro successo.
Le vinacce, materia prima alcoligena povera (rispetto al vino, tanto per fare un esempio, contengono i due terzi di alcol in meno), ma molto diffusa, furono immediatamente prese in considerazione e, della loro acquavite, si parla già nel 1400.
I primi studi sulla distillazione delle vinacce risalgono però al 1600 e sono dovute ai Gesuiti, tra i quali va ricordato il bresciano Francesco Terzi Lana.
Dal XIX secolo la grappa scelse una propria strada che portò alla creazione di una bevanda con caratteristiche uniche e irripetibili.

La classificazione della grappa è molto articolata. Le etichette possono mettere in evidenza la denominazione geografica di origine, i vitigni, il tipo di alambicco e altri elementi ancora, determinando di volta in volta diverse categorie merceologiche del prodotto. La normazione esistente enfatizza il concetto regionale: il già citato regolamento dell'Unione Europea conferisce la denominazione geografica alla grappa di Barolo, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino, Alto Adige e Friuli. Oltre a questo - e soprattutto in funzione delle sue caratteristiche organolettiche - possiamo avere le seguenti tipologie:

Alcuni tipi di vinaccia ricavate da vitigni particolari che hanno la possibilità genetica di trasmettere un carattere organolettico alla grappa (come il Moscato che fu il primo a indicare una grappa di vitigno) e quindi sono distillate in purezza, senza miscelarle con altre. Per identificare questa categoria è stato coniato il termine grappa di vitigno divenuto ben presto di moda e, in alcuni casi, utilizzato per trasferire sull'acquavite il blasone conquistato sul campo da vini omonimi, rari e preziosi.

La legge consente di indicare il vitigno in etichetta se le materie prime provengono almeno per l'85% dalla varietà di vitis vinifera citata. Si possono anche avere le grappe recanti la denominazione di due vitigni, purché dichiarati in ordine decrescente alla loro partecipazione al conferimento della materia prima e che il minore non abbia dato un apporto inferiore al 15%.